L’industria della life science nel futuro del Piemonte
Il Piemonte si trova a cavallo tra due aree leader globali nelle life sciences: il bacino padano con Lombardia ed Emilia, e il Rhône-Alpes. Si viene così a creare un asse inedito che potrebbe replicare o addirittura estendere la Biovalley che già si è sviluppata tra Alsazia, Baden-Guttenberg e l’area di Basilea. Lo conferma lo studio “L’industria della life science, il futuro del Piemonte?” presentato venerdì 8 luglio nell’evento promosso da Confindustria Piemonte, Ires Piemonte e UniCredit presso Bioindustry Park. Confindustria Piemonte ha inserito il settore della Life Science fra i 10 obiettivi verticali, 10 settori produttivi, 10 eccellenze sui quali puntare per il futuro con il Piano Industriale del Piemonte, grazie agli investimenti che saranno resi possibili attraverso le risorse del PNRR e della prossima programmazione europea, ha sottolineato Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte, mentre il programma UniCredit Start Lab ha contribuito a favorire le connessioni tra le start-up e le controparti sia industriali che finanziarie, mettendo in contatto negli ultimi anni le start-up più promettenti con oltre 700 aziende e 800 investitori, come ha ricordato Giusy Stanziola, del Start Lab & Development Programs di UniCredit.
LA RICERCA
Il Piemonte conta oltre un quinto delle 571 imprese censite da Assobiotec, piazzandosi al secondo posto dopo la Lombardia, mentre è leader nell’incubazione di start-up, con il 24% del totale nazionale. Il settore piemontese del farmaco in senso stretto, pesa in termini di imprese attive per il 5,71% sul totale nazionale, e circa l’8,8%, comprendendo anche i dispositivi biomedicali e il 7% sul totale dei servizi. In termini di addetti vale il 4,5% per il segmento manifatturiero e il 9,4% per quello dei servizi. Per quanto attiene alla produzione dei farmaci il Piemonte vale invece l’1% in termini di occupati e fatturato, e il 2,2% dell’export, pari a quasi un miliardo nel 2021. In Piemonte ci sono 39 aziende in questo settore, e circa tremila sono gli occupati. La crescita del fatturato è costante a ritmi del 30% negli ultimi cinque anni, e del valore aggiunto (+36%). Ancora meglio la redditività, con un costo per addetto che è passato da 57.813 euro nel 2016 a 64.992 euro, a fronte di ricavi pro-capite per lavoratore saliti da 331.987 a 401.091 euro. La Lombardia genera 14,4 miliardi di ricavi dalle vendite, il Piemonte è staccato ad appena 801 milioni. Il comparto delle apparecchiature elettromedicali ed elettroterapeutiche registra un export di 800 milioni, di cui il Piemonte detiene una quota del 10%. Le vendite equivalgono a 160 milioni, raddoppiate rispetto al 2016.
Sintesi della ricerca curata dalla dott.ssa Cristina Bargero – Ires Piemonte
IL FUTURO
Centrali le testimonianze di start-up, multinazionali nella tavola rotonda moderata da Laura Gillio Meina –Vicepresidente di Confindustria Dispositivi Medici. Gli interventi di Daniele Conti-Syndiag, Valentina Menozzi-Prometheus, Franco Osta-Aorticlab, Maurizio Mariani–Presidente Fondazione ITS – Executive Director, Head of RLT R&I and R&D Site Head Ivrea Novartis Institutes for BioMedical Research (NIBR), Fabio Tedoldi, Head of Global R&D–Bracco Imaging hanno contribuito a individuare i punti di forza e le esigenze del settore in Piemonte a partire dalla loro esperienza nel contesto del Bioindustry Park. Qui hanno incontrato un bacino di competenze, grazie alla vicinanza a importanti Università, un contesto economico favorevole e investimenti pubblici che hanno favorito lo sviluppo di progetti. Un sostegno che sarà proseguito, come ha spiegato l’assessore alle attività produttive della Regione, Andrea Tronzano, con l’arrivo di fondi europei fondamentali per questo settore soprattutto per il sostegno alle start-up per aiutarle, dopo il lavoro di ricerca, nell’arrivare alla produzione dei prodotti veri e propri.
“Il Piemonte si sta muovendo nella giusta direzione, forte della sinergia fruttuosa tra pubblico e privato, tra centri di formazione e ricerca avviata nell’ultimo ventennio. Oggi il Bioindustry Park può essere modello per lo sviluppo di un distretto con vision internazionale e attrattivo per le molte aziende interessate a investire nel comparto. Con un occhio di riguardo, sempre, allo sviluppo della ricerca, che è alla base di ogni ideazione, e alla capacità di fare rete anche trasversale con settori diversificati” spiega Fiorella Altruda, presidente Bioindustry Park.
Secondo lo studio va sviluppata la formazione del medico ricercatore, per cui in Italia manca il sostegno e il coordinamento delle piccole esperienze frammentarie in corso. Nell’ambito dei corsi di laurea in biotecnologie e medicina sono da potenziare percorsi di formazione alla ricerca, integrati con i programmi di specializzazione e di dottorato, per consentire a studenti di alto potenziale l’avvio di una carriera nel campo della ricerca. Serve poi lo sviluppo dei dottorati industriali per favorire il trasferimento tecnologico, coinvolgendo le imprese del settore Life Science. Fondamentale sarà anche avviare con il sistema privato un tavolo di confronto, e Confindustria Piemonte ha ribadito l’impegno a fornire il suo contributo come interlocutore intermedio.
In conclusione Fabio Marchi – Presidente Confindustria Piemonte Sanità e Scienza della Vita ha evidenziato come nel contesto del Bioindustry Park si veda il futuro del settore nella regione; a patto che il Piemonte sappia gestire al meglio le risorse per trasformare importanti eccellenze in un ecosistema della salute regionale “forte” e elemento unificante, capace di favorire la contaminazione tra sistemi, tra pubblico e private rendere più facile il trasferimento tecnologico e progettualità condivise.